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La navigazione del Tevere da Fiumicino a Roma, quando il fiume era una via di commerci.
All’interno dell’Operazione Patronus, della rubrica sulla memoria e delle visioni tiberine, una pagina dedicata alla navigazione del Tevere da Fiumicino a Roma, quando il fiume era una via di commerci.
La risalita contr’acqua da Fiumicino a Ripa Grande
Nel primo Ottocento, il rinnovato impulso ai commerci sollecita due innovazioni significative: il progetto di Giuseppe Valadier per il borgo di Fiumicino (1819) e il rilancio del servizio del tiro contr’acqua da Fiumicino a Ripa Grande.
Sulla banchina di Fiumicino dove ormeggiano i bastimenti, si affollano diverse figure di operatori portuali e addetti alle manovre di risalita fino a Ripa Grande, le cui attività e specializzazioni – veri e propri mestieri del fiume – sono regolamentate da una normativa minuziosa. Incaricato di assistere i padroni di barca nelle complicate manovre di ingresso è il pilota di porto, che da una lancia conduce le manovre. Una volta in banchina, le merci vengono trasferire su burlotti, lance o qualunque altra imbarcazione in grado di risalire senza inconvenienti i bassi fondali del Tevere. E’ quindi la volta dei piloti di fiume, che prendono la conduzione delle imbarcazioni sino a Ripa Grande.
Espletate le operazioni alla banchina di Fiumicino, inizia l’attesa del tiro con il quale risalire contro corrente. Garantito storicamente dai pontefici con forza lavoro umana, dal 1804 in poi viene effettuato con il traino animale. Il viaggio di risalita dura due giorni. A Mezzo Cammino, lontano da Fiumicino all’incirca 14 miglia, è prevista la sosta notturna prima di arrivare a Roma.
(imbarcazioni a Ripa Grande, da Romaierieoggi)
Le operazioni doganali a Ripa Grande si effettuano dalle 7 alle 11 del mattino e si concludono con la consegna ai padroni di barca di una bolletta stampata con una ricognizione analitica delle merci, indispensabile per la loro successiva estrazione dai cancelli della Dogana.
L’introduzione del rimorchio a vapore nel 1842 rende più rapida e agevole la risalita dei bastimenti da Fiumicino a Ripa Grande. Il servizio è una gestione statale affidata alla Soprintendenza dei Piroscafi, istituita come sezione della Pontificia Direzione Generale delle Dogane.
Tale organizzazione viene però messa in crisi pochi decenni dopo dalla concorrenza esercitata dalla ferrovia Civitavecchia-Roma piu’ rapida ed economica. Un ulteriore disincentivo alla navigazione commerciale sarà la costruzione del Ponte dell’Industria. Costruito nel 1863 per condurre i treni fino alla stazione Termini, essendo collocato a valle di Ripa Grande è di ostacolo al passaggio delle imbarcazioni.
(testo estratto da “Il Tevere, infrastruttura storica di Roma”, Anna Laura Palazzo, Ecowebtown)
(la navigazione ai giorni d’oggi, durante la tappa romana della XXXXI DIT, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )
Mappe
Il “tiro delle barche” lungo il fiume, tracciato in una mappa dello “Stato pontificio, Agro Romano – le vigne fuori delle Porte del Popolo, fra le strade Salara e li fiumi Tevere ed Aniene” (da archiviodistatoroma, un’altra qui)
La mappa in alta definizione per risalire il Tevere nell’anno 1704
Topografia geometrica dell’Agro Romano, Gio. Battista Cingolani dalla Pergola
Extra
Romani e Tevere
> Fin dalle origini della città, il dialogo appassionato con il fiume ha offerto ai romani un multiforme teatro di commerci e svaghi, ozi e professioni. Il lento macinare dei mulini, il continuo viavai delle merci, gli schiamazzi dei bagnanti, lo scorrere operoso dei battelli, animavano lo specchio tiberino da mattina a sera, suggellando la relazione tra pietra e acqua, vicoli e ripe, uomini e riflessi. segue...
Porti Imperiali di Claudio e Traiano
> L’imperatore Claudio iniziò la costruzione di un grande porto marittimo, collocato a nord della foce del Tevere. L’imponente infrastruttura assicurava il trasbordo delle merci in tutta sicurezza, passandole dalle navi onerarie adatte alla navigazione in mare aperto alle barche fluviali, costruite per risalire il Tevere fino a Roma. segue...
Barcarolo sul Tevere
Godetevi la stratificazione fotografica de “il Barcarolo sul Tevere” proposta da Roma Ieri Oggi
Navigazione fino a città di Castello
(testo di Pirro Baglioni)
A Sipicciano (risalendo il Tevere fino al confine con l’Umbria) sono state scoperte una grossa villa romana (con magazzini e lavorazioni agricole) e la peschiera più importante e più grande dell’antica Roma. Scoperte che inducono ad ipotizzare che il Tevere fosse navigabile fin qui.
Quando i fondali erano più profondi, il Tevere era navigabile fino a Città di Castello e rappresentava la via di comunicazione più veloce per trasportare a Roma prodotti agricoli, laterizi, materiale da costruzione, legname per il riscaldamento. Le merci arrivavano all’Emporium, il grande porto fluviale di Roma, e da lì reimbarcate su altre navi più grandi verso la vastità dell’Impero Romano nel mondo.
Diversi sono i documenti che attestano tale attività fluviale, confermati soprattutto dalla presenza di un portus in prossimità di Orte (il Porto di Seripola, dove il Tevere aumentava la sua portata con l’immissione del fiume Nera), e da altri piccoli attracchi dislocati più a nord, dei quali ancora oggi i toponimi sono una testimonianza e una indicazione precisa della loro localizzazione. Troviamo infatti la Barca di Baschi, la Barca del Renaro a Castiglione in Teverina, la Madonna del Porto vicino Guardea, il porto di Pupigliano, la Barca di Alviano, il porto di San Valentino a Graffignano, il porto vecchio di Sipicciano dirimpetto a quello di Lugnano, sino ad arrivare al porto di Attigliano e a quello di Mugnano, ultimo approdo prima di arrivare ad Orte.
Sul fiume potevano transitare barche di piccole dimensione, ma ci sono testimonianze riguardo al trasporto di marmi giunti a Orvieto, per via fluviale, per la costruzione del duomo iniziato nel 1260, con attracchi nei porti di Orte, Attigliano, Sipicciano, San Valentino.
Nel settembre 1339 un carico di marmo romano raggiunge il porto di Sipicciano e, non potendo proseguire via fiume per la scarsezza d’acqua, continua il suo viaggio via terra dalla “contrata castri Sipicciani… ad schyenam o cum bufalis” sino alla città di Orvieto. Similmente un’altra partita di lastre di marmo romano viene scaricata al porto di San Valentino, sempre nel mese di settembre di quell’anno.
Le merci pesanti arrivavano con una certa facilità fino al Porto di Sipicciano, ubicato a circa 2 km dalla località Casettone. Lì esiste un complesso doganale rinascimentale, fatto costruire sicuramente dai Baglioni della Teverina, per riscuotere le tasse associate al passaggio di merci e persone che proseguivano per Viterbo o fino al Tirreno.
Le imbarcazioni fluviali erano i “navicelli”, a una o due vele, e le “rascone” veneziane. La realizzazione delle Dighe Umbre ha frammentato il fiume, rendendo di fatto impossibile la navigazione.
Si segnala: il porto romano di Seripola (video su Facebook)
In piroscafo dalla Sabina per la festa di SS.Pietro e Paolo, 19 giugno 1858 segue…
Finisterre Tiberine
> la trilogia Gattesca dedicata alle Finisterre Tiberine, termine della futura Regina Ciclovia Tiberina. Riserva del Litorale, Foce, VecchioFaro, Idroscalo, ... quanti tesori intrappolati nella maledizione della LunaNera? Aiutateci a raccogliere memorie e visioni perché questi luoghi tornino a vivere! segue...
La Storia lungo il Tevere
> Il recupero della memoria dei luoghi e delle persone che hanno vissuto in compagnia del fiume millenario. segue...
Pietro Micca alla fiumara grande
Il glorioso rimorchiatore Pietro Micca ormeggiato alla Fiumara Grande, in attesa di tornare a solcare le onde.
> La collezione dei tour360 per immergersi nei luoghi.... dal sofà di casa vostra segue...
Qua la zampa
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(il porto di Ripetta nel 1760, Piranesi, dettaglio, da Romaierieoggi)