Il Tevere, da millenni, definisce ed impone il percorso che dall’appennino romagnolo raggiunge il mar Tirreno. Una direttrice scolpita nei campi e nell’acqua, la futura Regina Ciclovia Tiberina.
sommario
Ciclovia Fluviale Tiberina
Nel panorama dei grandi assi di mobilità (ciclo)turistica, con le future ciclovie che attraverseranno l’Italia e l’Europa, scendendo dal nord o risalendo dal sud, il Tevere traccia il percorso che permetterà il collegamento con Roma. A nord il raccordo con la via Francigena e la Ciclovia del Sole, a sud l’affaccio sulla Ciclovia Tirrenica.
In attesa che le Regioni attraversate si interessino al tema, dal basso è stato già elaborato un percorso che in otto tappe e 444km parte dalle Sorgenti Fumaiole e termina al VecchioFaro di Fiumicino, al cospetto dell’Oceano Mare.
“il piano regionale piemontese, nell’immediato dopoguerra e con la finalità dell’industrializzazione, aveva puntato sulla rete delle infrastrutture di comunicazione organizzando su di esse l’urbanizzazione come una serie di direttrici di sviluppo. Così, nella nuova fase dell’innovazione rivolta alla naturalizzazione, ritorniamo a mettere al centro un’infrastruttura territoriale, anche se del tutto diversa perché di tipo naturale e con finalità di connessione tra aree integre. Un’infrastruttura a cui ci piace associare nuovi modi di vita sostenibili e in armonia con la natura, un’infrastruttura che vede l’acqua come protagonista.” (da “I fiumi, infrastruttura territoriale da riscoprire per l’ecologia del paesaggio” )
Le Ciclovie come spazi privilegiati per restituire al popolo l’epica del viaggio lento…. e con essa il coraggio di sognare, l’umiltà di ascoltare il silenzio, la follia di avere visioni…
“Alla base di tutti i possibili motivi del viaggio nello spazio, si intravede un archetipo;
sotto l’intrico del calcolo, sta forse oscura obbedienza a un impulso nato con la vita e ad essa necessario,
lo stesso che spinge i semi dei pioppo ad avvolgersi di bambagia per volare lontani nel vento,
e le rane, dopo l’ultima metamorfosi, a migrare ostinate di stagno in stagno, a rischio della vita:
è la spinta a disseminarsi, a disperdersi su un territorio vasto quanto è possibile.” Primo Levi
Le ciclovie lungo i fiumi, in particolare, sono una realtà consolidata in diversi paesi, compresa l’Italia (almeno al nord). La presenza dello specchio d’acqua, il comodo dislivello, i servizi annessi attirano turisti, attenzioni e risorse.
“Le ciclovie lungo le sponde dei corsi d’acqua si configurano come percorrenze naturali, sia dal punto di vista morfologico (per la mancanza di forti dislivelli) sia dal punto di vista storico-turistico. I fiumi, infatti, costituiscono l’ossatura intorno alla quale si sono storicamente sviluppate gran parte delle attività umane e rappresentano quindi la più capillare forma di collegamento tra città e piccoli centri. Un sistema di percorrenze ciclabili in ambito fluviale costituirebbe inoltre un importante fattore di stimolo per azioni di risanamento dei fiumi, per il recupero di preziosi manufatti di antica costruzione e per la realizzazione di parchi fluviali in una più ampia visione di riqualificazione e riutilizzo dei corsi d’acqua come risorsa ambientale, culturale e ricreativa. Perché allora non sfruttare il naturale percorso dei nostri fiumi per progettare dei percorsi cicloturistici che corrano parallelamente ad essi?” (da Orticalab)
Anche l’Italia centrale un giorno avrà la sua ciclovia lungo il fiume: scenderà il Tevere dalle sorgenti alla foce (connessa alla Ciclovia Romea – Bicitalia 5) accompagnando i turisti in un percorso dalle infinite bellezze: che sia uno scorcio tra le sponde, la visita di un borgo medievale o l’attraversamento della Città Eterna.
“Quel dì e la notte a mezzo l’altro giorno
s’andò aggirando, e non sapeva dove.
Trovossi al fin in un boschetto adorno,
che lievemente la fresca aura muove.
Duo chiari rivi, mormorando intorno,
sempre l’erbe vi fan tenere e nuove;
e rendea ad ascoltar dolce concento,
rotto tra picciol sassi, il correr lento.”
(Orlando furioso, Ludovico Ariosto)
La connessione con la futura Ciclovia Tirrenica
Fotoracconto
> Per una visione di insieme delle 1+8 tappe della "Perduta Via dei 2 Mondi", da Rimini a Roma Fiumicino lungo i fiumi Marecchia e Tevere, consultare la pagina dedicata all'orientamento segue...
Tappa dopo tappa
“Il futuro della conservazione del patrimonio e quello della tutela dell’ambiente e del paesaggio sono due facce della stessa moneta. E’ una moneta che non si gioca nel chiuso dei musei o di professionalità autoreferenziali, rifiuta ogni rituale di esclusione, ripudia il linguaggio criptico, i parrocchiali ammiccamenti fra addetti ai lavori. Si gioca nel vivo della città, nella strenua difesa del paesaggio e dell’ambiente, nella consapevolezza dei valori etici, civili e sociali che vi sono associati. Essi non valgono proprio nulla se non contribuiscono a costruire, per noi e per le generazioni che seguiranno, un futuro migliore. Ma per farlo, questi valori etici, civili e sociali devono innervarsi nel tessuto vivo della città e del territorio, entrare a pieno titolo nel discorso politico (come la libertà, come la salute, come il lavoro, come la democrazia) e non essere il retaggio di pochi eletti. La scelta, infatti, è questa: o il nostro patrimonio culturale e paesaggistico torna ad essere luogo di autocoscienza del cittadino e centro generatore di energia per la polis (come vuole la Costituzione) , oppure esso è destinato a perire.”
(Salvatore Settis, “Paesaggio Costituzione Cemento”)
Storia futura ciclovia
> La storia della futura Regina Ciclovia Tiberina, dalle sorgenti al mare a ritroso nel tempo, seguendo le esplorazioni anno dopo anno segue...
Ciclovie e corsi d’acqua
> La presenza nel territorio italiano di una vasta rete di corsi d’acqua (naturali e artificiali) è una grande opportunità per lo sviluppo della rete cicloturistica. L'utilizzo di questa opportunità è però ostacolato dalla grande difformità insita nel territorio italiano, a cui si aggiunge una altrettanto grande difformità normativa. segue...
Extra
PassaPorto
> Passaporto Tevere: il compagno ideale per scendere il fiume dalle sorgenti al mare, a terra e in acqua. Una credenziale sulla falsariga di quella di Santiago. L'edizione Verde, per i ciclisti, può essere stampata in autonomia e fatta timbrare nelle uscite lungo il Tevere (che sia una giornata a Roma, un weekend fuori porta o una vacanza intera da Rimini a Roma Fiumicino). L'edizione Blu, impermeabile, è destinata alle discese in acqua del Grande Circuito Tiberino. Sperimentiamo insieme un Tevere vicino alle persone. Tutto orgogliosamente, ostinatamente, appassionatamente, gratuitamente dal basso. segue...
Parco nazionale
> L’italia è prima in Europa per corsi d’acqua. Tra loro un solo fiume-mare, con Capitaneria di Porto a Fiumicino, il nostro Tiberinus, il Tevere. A quando l’istituzione del Parco Nazionale Tiberino? segue... (lago di Corbara nel parco fluviale del Tevere, quarta tappa della futura ciclovia, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )
Futura Tirrenica
> La futura ciclovia Tirrenica, che da Ventimiglia raggiungerà Roma risalendo il Tevere. segue...
Tevere, Aniene e PNRR
> Il Tevere e l'Aniene saranno coinvolti nel PNRR Piano nazionale di ripresa e resilienza? Costruiamo insieme una mappa delle idee (progetti, utopie, visioni, ...) che propongono un altro destino per i fiumi della capitale segue...
Progetto ReginaCiclarum
> Il progetto ReginaCiclarum coinvolge il Tevere e i suoi territori, dalle sorgenti al mare, ad immaginare quella che sarà la futura Ciclovia Fluviale Tiberina. Quattro regioni attraversate, 400 chilometri e una moltitudine di geografie culturali e paesaggi umani da raccontare attraverso un sito, giornate aperte al territorio, attivita' di rigener-azione, approfondimenti tematici, .... segue...
PGMC
> Il Piano Generale della Mobilità Ciclistica (PGMC) definisce una strategia nazionale per realizzare, anche nel nostro Paese, un modello di mobilità integrata, multimodale e sostenibile, di cui la ciclabilità sia pilastro, insieme al trasporto pubblico, alla sharing mobility e alla pedonalità segue...
Via dell’Acqua
Sorella della Regina, un percorso verde lungo la direttrice Assisi – Roma, che condivide le sponde del Tevere da Orte in giù. sito ufficiale…
Penso positivo
> Un capitolo dedicato ai progetti di riqualificazione dei fiumi. Uno stimolo a rileggere i luoghi della quotidianita’ andando oltre le brutture che avvelenano, ad elaborare e condividere uno slancio positivo. Questo e’ il contagio che ci piace. segue...
“Il tempo, come lo spazio,
ha i suoi deserti
e le sue solitudini.” Bacone
Greenways
Le ciclovie fluviali costituiscono una risorsa strategica per la sostenibilità e la promozione del territorio alle diverse scale con una valenza spesso molteplice: ecologica, ricreativa o storico-culturale.
Si ricollegano al concetto più ampio di “Greenways” intese come un sistema di percorsi dedicati a una circolazione non motorizzata in grado di connettere gli abitanti con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i “centri di vita” sia negli insediamenti urbani che nelle aree rurali. (dalla newsletter del Contratto di Fiume Tevere romano segue…)
Testo seguente tratto da Associaz. Italiana Greenways
In termini molto generici una “greenway” (in italiano via verde o percorso verde) viene definita da Tom Turner (1998) come un “percorso piacevole dal punto di vista ambientale”.
Questa definizione deriva dall’analisi del termine “greenway”, che racchiude due concetti:
- green (verde) che sta ad indicare non solo ciò che è vegetato ma tutto ciò che è apprezzabile dal punto di vista ambientale e quindi naturalistico, paesaggistico, storico-architettonico e culturale;
- way (via, percorso) che oltre ad indicare fisicamente le vie di comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) rimanda ad un’idea di movimento, di comunicazione, di attività.
“il termine Greenways può essere interpretato come un sistema di territori lineari tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale”. In un’ottica di mobilità, “le greenways possono costituire un sistema di percorsi dedicati a una circolazione non motorizzata in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i “centri di vita” degli insediamenti urbanistici, sia nelle città sia nelle aree rurali.” (Art. 2 del regolamento dell’Associazione Italiana Greenways, approvato il 17.12.1999 dall’Assemblea Nazionale dei soci dell’AIG in Milano).
La Dichiarazione di Lille (2000), sottoscritta dalle principali associazioni europee che operano sulla tematica, precisa che le greenways “devono avere caratteristiche di larghezza, pendenza e pavimentazione tali da garantirne un utilizzo promiscuo in condizioni di sicurezza da parte di tutte le tipologie di utenti in qualunque condizione fisica. Al riguardo, il riutilizzo delle alzaie dei canali e delle linee ferroviarie abbandonate costituisce lo strumento privilegiato per lo sviluppo delle greenways”.
In tale contesto, l’idea di greenway va oltre quella di un semplice pista ciclabile (con cui spesso viene confusa), investendo aspetti più strutturali, come la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse naturali, la promozione di uno sviluppo sostenibile, il recupero dei paesaggi degradati e lo sviluppo armonico delle città, e rivolgendosi non solo ai ciclisti ma a tutti gli utenti non motorizzati.
Si possono individuare sei caratteristiche principali che contraddistinguono le greenways:
- la sicurezza, in quanto sono percorsi fisicamente separati dalla rete stradale ordinaria dedicati esclusivamente a utenti non motorizzati;
- l’accessibilità, per tutte le tipologie di utenti con diverse caratteristiche e abilità (bambini, anziani, ecc.);
- la “circolazione dolce”, legata ad esempio alle pendenze moderate, che consente di fruire “lentamente” i percorsi offrendo un diverso punto di vista sui paesaggi circostanti;
- la multiutenza, in quanto le greenways sono generalmente percorsi aperti a tutte le tipologie di utenti (pedoni, ciclisti, escursionisti a cavallo, ecc.), anche se in situazioni particolari alcuni utenti possono essere esclusi;
- il recupero di infrastrutture e strutture esistenti, quali sentieri, strade storiche, alzaie, linee ferroviarie dismesse, strade rurali minori, ecc., per la realizzazione dei percorsi e delle strutture di servizio (luoghi di sosta e ristoro, punti informativi, ecc.);
- l’integrazione con l’ambiente naturale, che permette alle greenways di offrire un accesso rispettoso alle aree di particolare pregio naturale e svolgere un’importante funzione educativa consentendo una conoscenza e una fruizione sostenibile del territorio.
In tal senso, le greenways possono portare ampi benefici per le popolazioni coinvolte, che vanno oltre quello di avere a disposizione percorsi piacevoli e sicuri, quali:
- contribuire allo sviluppo delle regioni rurali attraversate, portando ricchezza e incentivi per la creazione di nuove attività imprenditoriali;
- favorire la diffusione delle attività all’aria aperta, con effetti benefici sulla salute dei cittadini;
- promuovere lo sviluppo di una nuova forma di turismo, attivo, responsabile e sostenibile;
- favorire la conoscenza della natura e il rispetto dell’ambiente;
- migliorare la mobilità in ambito urbano e periurbano, creando un sistema di percorsi riservati agli utenti non motorizzati, e contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita nelle città;
- favorire la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, ambientale e paesaggistico, così come delle tradizioni e delle tipicità delle zone attraversate.
(affaccio sul Tevere nei pressi di Ponte Pattoli, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )
«Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero.
La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.
Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.»
(J.Saramago , “Viaggio in Portogallo”)
(la mappa del Passaporto Tevere, il compagno di viaggio lungo il fiume)
Qua la zampa
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“gli edifici di presa o di scarico, gli impianti idrovori, le tombe sifone, i ponti canale, ecc., rappresentano in molti casi l’espressione di una raffinata cultura ingegneresca che, specialmente a cavallo tra ‘800 e ‘900, si è mostrata capace coniugare i requisiti tecnici necessari per il funzionamento delle reti con una qualità architettonica in grado di far assumere a queste opere un importante valore civile nei confronti dello sviluppo dei territori serviti.
Tale qualità si esprime non solo nei singoli manufatti ma in quella loro ripetizione in quanto architetture seriali che rende l’infrastruttura capace di adattarsi alle particolarità dei diversi contesti pur mantenendo una forte unitarietà e riconoscibilità d’insieme.
La presenza di questi veri e propri monumenti lineari costituisce così uno degli elementi maggiormente qualificanti e identitari di molti dei paesaggi attraversati. Un elemento sul quale è possibile puntare sia per lo sviluppo turistico, sia per la riqualificazione degli stessi insediamenti connessi all’infrastruttura.” (da “Alcuni indirizzi per una legge nazionale sul recupero a fini ciclabili delle vie d’acqua”- il pdf integrale)