sommario
Una barca per connettere le sponde del fiume, all’interno della riserva del litorale romano, tra il G.R.A. e il mare.
La Scafa e la storia
All’interno dell’Operazione Patronus – racconti dal basso e delle visioni tiberine, dopo la pagina dedicata ai tour virtuali a tutto tondo, recuperiamo la memoria della scafa per immaginare un collegamento tra le due sponde, all’interno della riserva del litorale romano.
I fiumi rappresentano da sempre una risorsa fondamentale per le popolazioni. Vie di comunicazione, fonte di acqua potabile e di energia… ma anche confini da superare. La Città Eterna si è sviluppata proprio intorno all’Isola Tiberina, il punto dove era più facile attraversare il corso d’acqua.
Prima che l’uomo costruisse ponti, l’alternativa al guado era una imbarcazione, eventualmente assicurata ad una fune tesa tra le sponde per affrontare la corrente e agevolare l’avanzamento.
(scolari alle prese con il fiume Panaro)
Caronte
E ’l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
Tra le figure dei traghettatori, la storia rimanda a Caronte, presente nel periglioso viaggio dantesco. Nella mitologia greca, Caronte o Kharon (dal greco Χάρων, “ferocia illuminata”) è il traghettatore dell’Ade. Sulla sua barca trasporta le anime attraverso l’Acheronte, il fiume che divide il mondo dei vivi da quello dei morti. Il nocchiero è disposto ad accogliere sulla sua barca solo le anime che hanno un tributo da rendergli: da qui l’usanza (anche questa trasversale a molte religioni) di lasciare, nel ricomporre il corpo del defunto, un obolo sotto la lingua o due monete appoggiate sugli occhi. Per le anime che non possano pagare il tributo solo un Limbo eterno e una via di mezzo tra la vita e la non-vita. (da prolococastelcampagnano.it )
Lu scafaiuolu
La scafa, nei secoli, e’ stata occasione di lavoro per intere generazioni.
La scafa attraversava il fiume continuamente durante la giornata; essa era una zattera che il proprietario, ‘lu scafaiuolu’, teneva diritta nel suo breve tragitto tramite una corda di ferro, sorretta da 2 pali per parte ben ancorati al terreno delle 2 sponde. La Scafa era adibita al trasporto di persone, di animali, qualche volta anche di carretti trainati dagli asini, di merce varia.
“E’ accertato che chiunque attraversi a piedi con le predette scafe è tenuto al pagamento di 9 grana allo scafaiuolo. II mastro carpentiere che attraversa con i ferri del mestiere deve pagare un pedaggio di 12 grana e mezzo. La meretrice deve pagare 12 grana e mezzo. Chi attraversa con cavalli, muli o asini carichi di libri rilegati con copertina paga 12 grana e mezzo. Se invece porta un libro non rilegato non paga nulla.” (da Le scafe del fiume Garigliano)
Il traghetto di Leonardo
Sfruttando la corrente del fiume ed un cavo teso tra le sponde, e’ possibile spostare una imbarcazione da una sponda all’altra senza la necessita’ di remare. I primi studi sembrano risalire al 1500, testimoniati da un disegno che raffigura il traghetto (detto “porto”) vincolato ad una fune.
La Scafa Tiberina
Indietro nel tempo
“Oltre ai ponti Sant’Angelo, Sisto, Quattro Capi e Ponte Rotto, le cosiddette barche traiettizie, agganciate a un cavo teso tra le due sponde assicuravano l’attraversamento in corrispondenza del Porto di Ripetta, e più a valle, tra Via Giulia e Via della Lungara, all’altezza di San Giovanni dei Fiorentini, San Biagio della Pagnotta (il cosiddetto Passo della Barchetta ai Bresciani) e Sant’Eligio degli Orefici, di fronte alla Farnesina. Infine, a Ripa Grande vi era un posto barca detto “al canale”. Questi operatori del fiume vantavano da generazioni diritti perpetui sulle concessioni, dette privative, in cambio di un canone annuo versato alla dogana di Finanza.” (“Il Tevere, infrastruttura storica di Roma”, Anna Laura Palazzo, Ecowebtown)
Toto Bigi, detto Bocalone (appellativo associato all’abitudine di alzare il gomito), era il più noto traghettatore di fine ‘800. La sua postazione si trovava poco a monte del Porto di Ripetta e lì rimase a lavorare fino alla costruzione degli argini (1878); la sua attività era segnalata dall’insegna: “qui ci passa la barchetta “. Il tragitto avveniva con una piccola imbarcazione che a prua era collegata, con un anello (puleggia) ad una grossa corda tesa tra le due rive del fiume.
Toto muoveva la barchetta con una lunga pertica, ma la fune con anello faceva sì che non si spostasse di traiettoria. Considerando che tra Ponte Milvio e Ponte Sant’Angelo all’epoca non vi erano altri ponti, i romani che dal lato Ripetta volevano raggiungere Prati di Castello (orti, vigne, campi) per una scampagnata, dovevano servirsi di Toto. Questo che era considerato il traghetto di Ripetta. Nella foto di fine ‘800, indicato dalla freccia, si vede Toto al riparo dal sole, in attesa di clienti. (dal post di Eleonora Fontanarosa) dai commenti al post: Perse il suo lavoro per la costruzione del ponte Regina Margherita. Disoccupato si suicidò con il veleno. Dopo una breve cerimonia fu cremato dai suoi amici dell’Associazione anticlericale.
Anche nei pressi della foce, ai tempi della bonifica del litorale romano e prima della costruzione di un ponte, le due sponde erano collegate da una scafa. Prima della bonifica delle paludi dell’agro romano nel 1884, ad opera di braccianti ravennati, le sponde del Tevere presso l’Isola Sacra all’incirca all’altezza della Tor Boacciana erano collegate da una barca manovrata da un commerciante locale di nome Tancredi Chiaraluce, al quale in seguito fu intitolata una via poco distante; l’imbarcazione era detta «la scafa», da cui il nome del futuro ponte nonché della strada lunga circa 4 km (via della Scafa, appunto) che ad esso giunge partendo dal lato nord dell’isola.
la scafa sul Tevere nei pressi della foce, sullo sfondo Tor Boacciana
A Fiumicino, tra il 1944 (quando i tedeschi distrussero il ponte girevole e il vecchio ponte di barche) e il 1948 (quando fu inaugurato l’attuale Ponte “Due Giugno”) era in funzione una scafa.
La gente si serviva di questo traghettamento per spostarsi tra Fiumicino e Isola Sacra. Andava a corrente verso il mare e tornava indietro con degli argani (si vedono i tiranti nella foto).
Dall’Archivio Storico Foto Aldo di Fiumicino (dal post dedicato)
La Scafa a Ponzano Romano segnalata da Alessandro Marrone (foto da internet)
Le scafe in Umbria
Un’attività ormai scomparsa attorno alle rive del Tevere era quella dei barcaroli. Era un’attività particolarmente importante perché i ponti nel tratto relativo al nostro comune erano praticamente inesistenti. segue…
“In fondo la strada scendeva rapidamente, all’improvviso, verso l’argine; e il fiume, la casa dell’imbarco, l’enorme barca che sembrava impazzita, doppiamente assicurata alla corda, che andava fino all’altra sponda (…) Il traghettatore del Tevere era un tipo tarchiato, dall’aspetto gioviale, alto sei piedi e di fisico robusto: un bell’esemplare della razza Umbra, che è più massiccia e corpulenta di quella Toscana (…) Era sicuramente un uomo autorevole questo sovrano del Tevere, con numerosi traghettatori alle sue dipendenze, e disse così: “Si passerà, ma malamente” Ma perché malamente? “Si passerà malamente caro mio Signore! E tra mezzora non potrete più attraversare. Di minuto in minuto la piena aumenta. (…) Si passerà malemente”. E questa fu tutta la spiegazione che mi venne data. E sembrava che vi fosse qualche difficoltà, se pur minima, per issare a bordo la carrozza e farla scendere. Ma sebbene l’acqua torbida ci urtasse scorrendo a velocità tale, che faceva girare la testa solo a guardarla, mi parve che la traversata avvenisse senza altre difficoltà rilevanti; e una volta lasciata la riva impiegammo in tutto meno di cinque minuti.” (“Storie lunghe un fiume” Dal libro di Giannermete Romani e Graziano Vinti, ed. ALI&NO Perugia, 2006)
Progetto Studio Structura
Il collegamento delle sponde e’ una ipotesi immaginata gia’ nel 2007 per affrontare il problema della mobilita’ in riva sinistra, sfruttando il progetto della ciclabile sulla sponda opposta. “L’attraversamento con un ponte ciclo-pedonale strallato o altra forma di attraversamento inserita in un contesto di parco e di attrazione, una chiatta ad alimentazione pulita con un punto di ristoro e di assistenza, sono solo degli esempi di come un tale snodo possa diventare un trampolino di rilancio per tutta l’area.” (dalla Storia della Via al Mare)
Nel 2019 nel PUMS il progetto della “ciclabile Fiera Mare” per connettere insieme i quartieri dell’entroterra da Castelporziano al Tevere (passando per l’Infernetto, Acilia Sud, Casal Palocco, AXA, Dragona e Dragoncello). Per raggiungere la FieradiRoma si prevede anche l’attraversamento del fiume Tevere tramite passaggio in chiatta. (la rete dei promotori)
Chiatta di attraversamento, Dorsale Mare Tevere e SentieroPasolini finanziati con il Pnrr, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. (dall’articolo sul Messaggero del 9-3-22)
Condivisioni social
#scafatiberina (Facebook, Instagram)
> Elenco totale dei tag utilizzati nei post su Facebook e Instagram lo trovate nella pagina dedicata ai social gatteschi segue...
Festa della Scafa
Con l’intento di connettere le due sponde all’interno della riserva, si sono nel tempo avvicendate iniziative pensate e realizzate dal basso.
“Quasi ogni giorno, prima e dopo la Guerra, attraversavo con mia madre il fiume e, tramite la Scafa, venivo a coltivare la terra. La domenica portavamo le fascine di fieno, qualche gallina e uova al mercato e con il ricavato compravamo gli alimenti necessari al sostentamento (pasta, olio, patate, castagne)…sono stati tempi di grandi sacrifici e di indicibili sofferenze ….. che paura ma anche quanta gioia ad attraversare con la scafa; ancora oggi mi capita di andare ad osservare il fiume, esso è là quasi immutato…ma senza la scafa!
Ogni anno, tra i mesi di luglio ed agosto, sulla strada che scendeva verso il porticciolo, veniva organizzata ‘La Festa della Scafa’ che vedeva la partecipazione della popolazione delle comunità poste sulle due rive. Ero bambino ma ricordo perfettamente e con nostalgia la festa; ognuno portava da mangiare e mio nonno, lu scafaiuolu, era il personaggio più festeggiato…si mangiava a sazietà, si beveva il buon vino paesano e si ballava fino all’alba del giorno successivo allorquando nonno Giuseppe doveva riportare la gente in questa parte del fiume per il ritorno a casa “. (da Le scafe del fiume Garigliano)
Nel 2015 il Comitato Promotore per un Sistema Archeologico Integrato fra Ostia e Fiumicino, sotto il ponte della Scafa, organizza una giornata durante la quale viene tesa a forza di braccia una corda, a rappresentare l’unità dei due territori Ostia e Fiumicinio. (da Fiumicino online)
Nel 2019, i Volontari della Discesa Internazionale del Tevere mettono in acqua un megasup per attivare un servizio di traghettamento temporaneo.
Edizioni passate
Il club della scafa
Dopo secoli di abbandono, la tradizione della scafa viene riscoperta per turisti e residenti. Traghettatori di tutto il mondo…. unitevi!
Basilea
“Sotto i cinque ponti sul Reno di Basilea transitano i quattro traghetti “Wilde Maa”, “Leu”, “Vogel Gryff” e “Ueli”, con i quali è possibile attraversare il fiume senza motore, solo con la forza della corrente. Questo tipo di trasporto non affascina solo i turisti, ma anche gli abitanti del posto, che ne fanno regolarmente uso.” segue…
Drava
(la scafa attiva in Austria, lungo la ciclovia della Drava )
Nazzano
La scafa della riserva di Nazzano Tevere Farfa: realizzata per traghettare i visitatori da una sponda all’altra, sembra abbia funzionato poco o niente. Come connettere le sponde? Nel frattempo che il problema venga risolto, andiamo alla ricerca di alternative (seggiovie a pedali, tricicli, ….). segue…
Extra
Aniene 1959
Un cortometraggio del 1959 racconta la scafa autocostruita sull’Aniene segue…
la Scafa di Giove
All’interno del progetto Amerino al Naturale, una serie di paline lungo il Tevere, nel tratto tra Attigliano e Orte, tra cui una dedicata alla tradizione della Scafa nei pressi di Giove (Terni).
“Il Casale della barca in origine era costituito da uno stanzone a piano terra che fungeva da stalla e da deposito attrezzi, e da un primo piano destinato ad abitazione del barcarolo, che con una grossa zattera traghettava persone animali e merci da una Riva all’altra del Tevere. Quasi nulla resta ad indicare i luoghi di attracco e degli ancoraggi del cavo steso tra le due sponde, lungo il quale scorreva la carrucola collegata alla barca. Restano tuttavia immutato il fascino dei luoghi e le suggestioni evocative di un tempo e di un mondo scomparso.”
(il Tevere nei pressi della casa del Barcarolo, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )
Anello del Sud in packraft
In attesa che vengano realizzati pontili di affaccio e ponti ciclopedonali tra le sponde (come previsto dal piano di gestione della Riserva del Litorale Romano), la connessione delle rive la immaginiamo dal basso mettendo insieme una bici e un packraft. segue…
Riserva Naturale Statale del Litorale Romano
> La Riserva Naturale Statale Litorale Romano abbraccia un territorio di 15.900 ettari che si estende sulla costa, dalla marina di Palidoro a Nord fino alla spiaggia di Capocotta a Sud. segue...
Geco Tiberis a Nazzano
La leggendaria Scafa della riserva di Nazzano Tevere Farfa: realizzata per traghettare i visitatori da una sponda all’altra, sembra abbia funzionato poco o niente. Come connettere le sponde? Nel frattempo che il problema venga risolto, andiamo alla ricerca di alternative. segue…
Qua la zampa
>Le Terre della Regina invocano la partecipazione di tutti noi. Condividi le tue visioni, seguici nelle giornate in calendario, aiutaci a portare avanti i progetti di recupero e diffusione della futura Regina Ciclovia Fluviale, il percorso verde lungo il Tevere (ma prima leggi le raccomandazioni a terra e in acqua).
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(segnaliamo il basso rilievo sul ponte Duca D’Aosta)